Le
De.Co., denominazioni comunali, sono delibere di un’amministrazione comunale che
registra un dato di fatto: un prodotto, un piatto, un sapere, con i quali una
Comunità si identifica. Sono dunque un atto politico, che fissa un valore, una
carta di identità che il Sindaco, affiancato da un Comitato Tecnico Scientifico,
rilascia dopo aver censito un passato, un presente ed immaginato uno sviluppo
futuro.
Il
"fenomeno" delle De.Co. nasce a seguito della legge dell’8 giugno
1990 n. 142 che consente ai Comuni la facoltà di disciplinare, nell’ambito dei
principi sul decentramento amministrativo, in materia di valorizzazione delle
attività agro-alimentari tradizionali che risultano presenti nelle diverse
realtà territoriali e si è avvalso della lunga battaglia intrapresa dal
giornalista Luigi Veronelli.
Ancora
oggi però giuristi e opinion leader intervengono in merito all’opportunità dei
Comuni di legiferare in tema di valorizzazione dei propri prodotti e la
posizione del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali e dei
vari Ministri negli anni non è stata del tutto lineare.
Il
2016 deve essere l'anno della "riscossa" delle De.Co., attraverso la
nascita, a partire dalla Regione Campania, di un coordinamento che possa farle
diventare strumenti flessibili per valorizzare le risorse della propria terra, tutelare
la biodiversità e divenire un’opportunità di marketing territoriale. Rappresentare
cioè il vero, autentico passaggio dal generico “prodotto tipico” al “prodotto
del territorio”, un mezzo migliore per affrontare la sfida della
globalizzazione.
Per
garantire la sostenibilità di una De.Co. occorrono tre principi: la
storicità, la serietà della proposta e la difesa di un patrimonio collettivo
mai a vantaggio di una singola azienda.
Resta
inteso che le De.Co. non possono essere realizzate per quei prodotti che hanno
già una denominazione comunitaria DOP/IGP/STG oppure tramite una qualunque indicazione
falsa o ingannevole servono esclusivamente ad indurre il consumatore in
confusione.
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