venerdì 11 marzo 2011

La Capra Napoletana

L’Italia, a causa della grande varietà di ambienti geografici, è uno dei paesi più ricchi di razze domestiche; secondo la FAO sono allevate 126 razze appartenenti alle specie bovine, ovine, caprine, suine e equine, di cui 84 a rischio estinzione. A ciò vanno aggiunte quelle non monitorate e quelle già estinte. Per le razze ovine e caprine, infatti, esiste un certo grado di confusione nella individuazione delle popolazioni per la notevole diffusione di varietà locali. Tra le capre su 26 razze 15 sono minacciate, 4 estinte. Secondo i parametri adottati dalla FAO una popolazione genetica o una razza è considerata in pericolo in base al numero di maschi e femmine in grado di riprodursi ancora esistenti. Se ci sono meno di 1000 femmine e/o meno di 20 maschi la razza è considerata “in pericolo”. Secondo la FAO, quindi, la razza è inserita nella categoria “in pericolo”.

Allevata in provincia di Napoli (pendici del Vesuvio e dei Monti Lattari) è ridotta oggi a circa 100-150 esemplari in purezza (raggiunge 400-500 esemplari se contiamo gli esemplari nati da incroci con razze caprine selezionate) distribuiti in pochi allevamenti composti da 10 -100 capi. Presenta particolari aspetti fenotipici, quali: profilo montonino, pelo corto, orecchie lunghe e pendenti, mantello di colore nero con aree limitate rosso-chiaro (area vesuviana), oppure rosso scuro con zone più chiare (area Monti Lattari). La razza era allevata tradizionalmente per il latte fresco da pronto consumo. Vengono riportate produzioni per le primipare di 350 litri in 165 giorni e per le pluripare di 450 litri in 165 giorni. Inoltre si producevano prodotti caseari casalinghi. La produzione principale di carne era data dal capretto che veniva macellato a circa 9-12 kg. E' una razza molto rustica.

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