mercoledì 22 luglio 2009

Il Mastino Napoletano

Nel De re rustica di Lucio Giunio Moderato Columella, il Mastino viene definito come un ottimo guardiano della casa e della proprietà, diventando, in epoca romana, il custode principale delle ville dei patrizi, un tempo numerose nell’area Campana. Successivamente questi animali trovarono alle pendici del Vesuvio un’ambiente favorevole, tanto da integrarsi perfettamente sia con il territorio che con la sua gente. E fu proprio in questa terra che Piero Scanziani ad una mostra nel 1946 osservò questo magnifico animale che nel 1948 venne riconosciuto dall’ ENCI come razza Mastino Napoletano.
XIX campionato ATIMANA
Dal 2 al 4 ottobre 2009 a Porto Viro (RO), presso il Centro Turistico Nautico “Po di Venezia” - Contarina di Portoviro, il gruppo cinofilo Delta organizza il XIX campionato ATIMANA.
PROGRAMMA
Venerdì 2 ottobre
Ore 17.00: Inaugurazione mostra “Il Mastino nell’ arte contemporanea”
Ore 18.00: Riunione Consiglio Direttivo ATIMANA
Sabato 3 ottobre
Ore 9.30: Visita guidata in battello all’area del Parco del Delta del Po
Ore 15.00: Conferenza scientifica internazionale sul Mastino Napoletano
GENETICA E ALIMENTAZIONE NEL MASTINO NAPOLETANO
Relatori: prof. Vincenzo Peretti e prof.ssa Monica Isabella Cutrignelli
DISCIZIA, Facoltà di Medicina Veterinaria - Università Federico II Napoli
Moderatore: Dr. Nello Crimaldi, Coordinatore Comitato Scientifico ATIMANA
Ore 18.00: Assemblea Generale ATIMANA - Riunione Consiglio Direttivo
Domenica 4 ottobre
Ore 10.00: XIX Campionato ATIMANA
Giudici
Jesus Sanchez Pardo, Spagna - categoria maschi giovani adulti
Lorena Cantarella, Australia - categoria femmine giovani adulti
Giuseppe Alessandra, Italia - categoria cuccioli, cucciolini, veterani e B.I.S.
Ore 15.30: Proclamazioni dei Campioni ATIMANA
Trofeo delle Nazioni
Trofeo Speranza ATIMANA
B.I.S.
Ore 16.30- Chiusura XIX Campionato ATIMANA

mercoledì 8 luglio 2009

Il Bovino Agerolese

La sua culla di origine è il territorio dei Monti Lattari e della Penisola Sorrentina in provincia di Napoli; area geografica in cui i Picentini esuli, sconfitti dai Romani nel 264 a.C., si stabilirono con i loro armenti e masserizie avviando, non senza grandi difficoltà, una discreta attività agricola ed un fiorente allevamento di bovini ad attitudine lattifera (Lactaria Montes). Sulla base di descrizioni zoognostiche riportate in documenti storici che collimano perfettamente con lo Standard Ufficiale di razza, il bovino di razza Agerolese è “una vacca da latte … da un metro e trentacinque ad un metro e quaranta di altezza al garrese, ha il mantello scuro con striscia più chiara sulla schiena, presenta i caratteri della buona lattaia: testa regolare e ben formata, corna sottili, pagliolaia poco sviluppata, dorso leggermente insellato, spalle e torace alquanto ristretti, grande sviluppo dell’addome, estremità piuttosto corte e robuste, mammelle sviluppatissime… Una buona lattaia dà dai diciassette ai diciotto litri di latte al giorno … nella buona stagione, quando abbonda il foraggio verde ed il clima incomincia a diventar più mite il latte diventa più aromatico".L’unicità del bovino di razza Agerolese è frutto della selezione di secoli che, influenzata da un ambiente avverso, privo di pascoli, spesso rappresentato da ricoveri di fortuna, ha fissato peculiari caratteri di rusticità e resistenza e ha fatto in modo che, nonostante una scadente alimentazione (frascame), questo bovino fosse in grado di produrre una discreta quantità di latte dalle eccellenti caratteristiche organolettiche, destinato in larga parte alla trasformazione.
Nel 2001 grazie all’APA di Napoli coadiuvata dal Dipartimento di Scienze Zootecniche e Ispezione degli Alimenti dell’Università degli Studi di Napoli Federico II è stato effettuato il 1° censimento della razza: 103 soggetti adulti (85 vacche, 18 tori) e 97 manzette. Dalle ultime valutazioni effettuate nel 2008 la popolazione totale ha raggiunto i 600 capi, compreso il giovane bestiame. Questo risultato è stato possibile grazie all’inserimento nel disciplinare di produzione del Provolone del Monaco Dop (formaggio semiduro a pasta filata, stagionato minimo 6 mesi e prodotto esclusivamente in 13 Comuni della provincia di Napoli) della quota minima di latte pari al 20% proveniente da questa razza.

mercoledì 1 luglio 2009

I distributori automatici del latte: una risorsa non al Sud

Con il D.P.R. 54/97 vengono definite le norme sanitarie per la produzione e commercializzazione del latte crudo. I distributori automatici del latte sono autorizzati ai sensi del Reg. CE 852/2004, assoggettati alle norme previste nell'intesa Stato-Regioni del 25 gennaio 2007 e monitorati secondo i piani di controllo redatti dalle singole Regioni.
Il produttore locale può quindi commercializzare il proprio latte direttamente al consumatore visto che queste macchine sono state concepite e realizzate secondo gli standard di norme igieniche e sanitarie con sistemi di gsm in modo da segnalare anche il minimo mal funzionamento. Il distributore automatico permette di poter consumare direttamente il latte prodotto in giornata, senza che si possano alterare completamente, con processi di conservazione, le qualità organolettiche di partenza. Altro aspetto da non sottovalutare è il prezzo contenuto rispetto alla grande distribuzione; la filiera corta, dal produttore direttamente al consumatore, abbatte i costi di produzione, trasporto e confezionamento. Infine per la sicurezza alimentare il prodotto viene accompagnato da una certificazione che ne garantisce la rintracciabilità.
Il consumo di latte crudo è sicuro e non rappresenta alcun rischio, nonostante le notizie allarmistiche riportate da diversi mezzi di informazione che hanno portato nel passato ad una sospensiva sulla vendita del latte crudo non pastorizzato tramite i distributori di latte. E’ comunque buona norma bollirlo anche perché, soprattutto per alcune categorie di persone (bambini), potrebbe provocare complicazioni a causa di batteri (Escherichia coli) che possono facilmente arrivare a contaminare il latte.
Un paradosso dei distributori del latte è però la distribuzione sull'intero territorio italiano, nel Sud, purtroppo, la presenza non raggiunge nemmeno il 3,5% del totale, tutto questo a svantaggio della piccola impresa meridionale.
Non dimentichiamo che nel nostro Paese il latte al produttore vale 30 centesimi mentre al consumatore 1,52 €, più della metà del valore va quindi nelle tasche della Grande Distribuzione Organizzata (GDO). A questo si aggiunge che in Italia si producono 110 milioni di quintali di latte e s’importano 80 milioni di quintali: 1 litro di latte su 2 quindi non è italiano.