mercoledì 23 dicembre 2015

Le De.Co. e la sfida alla globalizzazione

Le De.Co., denominazioni comunali, sono delibere di un’amministrazione comunale che registra un dato di fatto: un prodotto, un piatto, un sapere, con i quali una Comunità si identifica. Sono dunque un atto politico, che fissa un valore, una carta di identità che il Sindaco, affiancato da un Comitato Tecnico Scientifico, rilascia dopo aver censito un passato, un presente ed immaginato uno sviluppo futuro.


Il "fenomeno" delle De.Co. nasce a seguito della legge dell’8 giugno 1990 n. 142 che consente ai Comuni la facoltà di disciplinare, nell’ambito dei principi sul decentramento amministrativo, in materia di valorizzazione delle attività agro-alimentari tradizionali che risultano presenti nelle diverse realtà territoriali e si è avvalso della lunga battaglia intrapresa dal giornalista Luigi Veronelli.
Ancora oggi però giuristi e opinion leader intervengono in merito all’opportunità dei Comuni di legiferare in tema di valorizzazione dei propri prodotti e la posizione del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali e dei vari Ministri negli anni non è stata del tutto lineare.
Il 2016 deve essere l'anno della "riscossa" delle De.Co., attraverso la nascita, a partire dalla Regione Campania, di un coordinamento che possa farle diventare strumenti flessibili per valorizzare le risorse della propria terra, tutelare la biodiversità e divenire un’opportunità di marketing territoriale. Rappresentare cioè il vero, autentico passaggio dal generico “prodotto tipico” al “prodotto del territorio”, un mezzo migliore per affrontare la sfida della globalizzazione.


Per garantire la sostenibilità di una De.Co. occorrono tre principi: la storicità, la serietà della proposta e la difesa di un patrimonio collettivo mai a vantaggio di una singola azienda.
Resta inteso che le De.Co. non possono essere realizzate per quei prodotti che hanno già una denominazione comunitaria DOP/IGP/STG oppure tramite una qualunque indicazione falsa o ingannevole servono esclusivamente ad indurre il consumatore in confusione.

venerdì 18 dicembre 2015

Pizza d’autore al Cruisè fra sapori antichi e prodotti innovativi

A gonfie vele il lavoro del "laboratorio sperimentale della tipicità".
Il "laboratorio sperimentale della tipicità e della tradizione" ha aperto i battenti al Cruisé di Poggioreale a Napoli. Il locale di Ernesto Fico e famiglia ha ospitato una serata di prove per la ricerca di sapori innovativi con prodotti legati alla storia dell'enogastronomia regionale.



E così a pochi giorni dal Natale sono sfilate in rassegna delizie del calibro del Provolone del Monaco DOP, Pecorino Bagnolese d'Irpinia, Caciocavallo de Re e della Colatura di Alici di Cetara. Applicazioni sulla pizza d'autore di casa Cruisè, cotta rigorosamente nel forno a legna.


Il paniere delle prelibatezze made in Campania è stato completato da delizie da acquistare e degustare durante le festività natalizie. A partire dalla “Spuma 66” di Cantine Mediterranee ed i dolci dell’Antico Forno di Giuseppe Baino.



Il panel test presieduto dal professor Vincenzo Peretti ha visto la partecipazione dei compagni di merenda di Sapori di Mezzogiorno Roberto Esse, Sergio Sbarra e Ferdinando Polverino De Laureto, dei gastronomi Aldo Liotta e Guido Spaziani e degli imprenditori Giuseppe Baino, Giuseppe Petrella e Vincenzo Napolitano.



Prossimo appuntamento 2016 ... il PANINO D'AUTORE con i prodotti della Perol carni di Ruviano (CE) rigorosamente e 100% campano.



domenica 6 dicembre 2015

A Natale compra Campano

Un Natale diverso non solo per la Campania ma per tutta l’Italia. Il periodo di festa che prende il via deve essere sfruttato per la rinascita non solo dei consumi ma anche del territorio. Gli acquisti per riempire la casa di regali e leccornie, chi se lo può permettere, cominci a farli rispettando la logica del “made in Campania”.


E' chiaro che solo il consumo dell’autoprodotto non arricchirà la regione, ma darà un segnale chiaro e confortante. Passato l'allarmismo per i "nostri" prodotti alimentari, nella stragrande maggioranza del territorio si deve pensare di riprendere a vivere nel rispetto delle regole. Bisogna essere sentinelle del territorio per salvaguardare la salute ed anche per fare ripartire l’economia locale.
Insomma è ora di pensare ad un Natale a chilometro regionale. Non dovrebbe essere difficile compilare la lista della spesa del menù delle festività natalizie privilegiando i prodotti del territorio. Basta dunque con quelli provenienti dall’estero e soprattutto cinesi che quasi sempre nascondono problemi di illegalità, sfruttamento del lavoro ed utilizzo di sostanze nocive alla salute. Piccoli passi per grandi risultati. Insomma facciamo in modo che questo Natale sia  ricordato come quello della riscoperta dei sapori a chilometro regionale, i sapori di un tempo.