mercoledì 1 luglio 2009

I distributori automatici del latte: una risorsa non al Sud

Con il D.P.R. 54/97 vengono definite le norme sanitarie per la produzione e commercializzazione del latte crudo. I distributori automatici del latte sono autorizzati ai sensi del Reg. CE 852/2004, assoggettati alle norme previste nell'intesa Stato-Regioni del 25 gennaio 2007 e monitorati secondo i piani di controllo redatti dalle singole Regioni.
Il produttore locale può quindi commercializzare il proprio latte direttamente al consumatore visto che queste macchine sono state concepite e realizzate secondo gli standard di norme igieniche e sanitarie con sistemi di gsm in modo da segnalare anche il minimo mal funzionamento. Il distributore automatico permette di poter consumare direttamente il latte prodotto in giornata, senza che si possano alterare completamente, con processi di conservazione, le qualità organolettiche di partenza. Altro aspetto da non sottovalutare è il prezzo contenuto rispetto alla grande distribuzione; la filiera corta, dal produttore direttamente al consumatore, abbatte i costi di produzione, trasporto e confezionamento. Infine per la sicurezza alimentare il prodotto viene accompagnato da una certificazione che ne garantisce la rintracciabilità.
Il consumo di latte crudo è sicuro e non rappresenta alcun rischio, nonostante le notizie allarmistiche riportate da diversi mezzi di informazione che hanno portato nel passato ad una sospensiva sulla vendita del latte crudo non pastorizzato tramite i distributori di latte. E’ comunque buona norma bollirlo anche perché, soprattutto per alcune categorie di persone (bambini), potrebbe provocare complicazioni a causa di batteri (Escherichia coli) che possono facilmente arrivare a contaminare il latte.
Un paradosso dei distributori del latte è però la distribuzione sull'intero territorio italiano, nel Sud, purtroppo, la presenza non raggiunge nemmeno il 3,5% del totale, tutto questo a svantaggio della piccola impresa meridionale.
Non dimentichiamo che nel nostro Paese il latte al produttore vale 30 centesimi mentre al consumatore 1,52 €, più della metà del valore va quindi nelle tasche della Grande Distribuzione Organizzata (GDO). A questo si aggiunge che in Italia si producono 110 milioni di quintali di latte e s’importano 80 milioni di quintali: 1 litro di latte su 2 quindi non è italiano.

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