mercoledì 8 luglio 2009

Il Bovino Agerolese

La sua culla di origine è il territorio dei Monti Lattari e della Penisola Sorrentina in provincia di Napoli; area geografica in cui i Picentini esuli, sconfitti dai Romani nel 264 a.C., si stabilirono con i loro armenti e masserizie avviando, non senza grandi difficoltà, una discreta attività agricola ed un fiorente allevamento di bovini ad attitudine lattifera (Lactaria Montes). Sulla base di descrizioni zoognostiche riportate in documenti storici che collimano perfettamente con lo Standard Ufficiale di razza, il bovino di razza Agerolese è “una vacca da latte … da un metro e trentacinque ad un metro e quaranta di altezza al garrese, ha il mantello scuro con striscia più chiara sulla schiena, presenta i caratteri della buona lattaia: testa regolare e ben formata, corna sottili, pagliolaia poco sviluppata, dorso leggermente insellato, spalle e torace alquanto ristretti, grande sviluppo dell’addome, estremità piuttosto corte e robuste, mammelle sviluppatissime… Una buona lattaia dà dai diciassette ai diciotto litri di latte al giorno … nella buona stagione, quando abbonda il foraggio verde ed il clima incomincia a diventar più mite il latte diventa più aromatico".L’unicità del bovino di razza Agerolese è frutto della selezione di secoli che, influenzata da un ambiente avverso, privo di pascoli, spesso rappresentato da ricoveri di fortuna, ha fissato peculiari caratteri di rusticità e resistenza e ha fatto in modo che, nonostante una scadente alimentazione (frascame), questo bovino fosse in grado di produrre una discreta quantità di latte dalle eccellenti caratteristiche organolettiche, destinato in larga parte alla trasformazione.
Nel 2001 grazie all’APA di Napoli coadiuvata dal Dipartimento di Scienze Zootecniche e Ispezione degli Alimenti dell’Università degli Studi di Napoli Federico II è stato effettuato il 1° censimento della razza: 103 soggetti adulti (85 vacche, 18 tori) e 97 manzette. Dalle ultime valutazioni effettuate nel 2008 la popolazione totale ha raggiunto i 600 capi, compreso il giovane bestiame. Questo risultato è stato possibile grazie all’inserimento nel disciplinare di produzione del Provolone del Monaco Dop (formaggio semiduro a pasta filata, stagionato minimo 6 mesi e prodotto esclusivamente in 13 Comuni della provincia di Napoli) della quota minima di latte pari al 20% proveniente da questa razza.

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